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ODG in Consiglio Comunale: denunciamo la tragedia di Gaza

Negli ultimi giorni la situazione a Gaza ha raggiunto livelli drammatici. L’offensiva israeliana ha devastato quartieri già piegati da settimane di bombardamenti, con immagini di fiamme, crolli e colonne di fumo: la popolazione civile, intrappolata senza vie di fuga, paga il prezzo più alto. Uomini, donne, bambini, anziani continuano a cadere sotto le bombe e i carri armati; ospedali, scuole, abitazioni non sono risparmiati. La fame viene sistematicamente usata come arma nei confronti della popolazione. Simili atrocità non possono trovare alcuna scusante o giustificazione: sono interamente da ascrivere ad un profondo razzismo e fanatismo religioso.

Il silenzio e la lentezza delle istituzioni internazionali e dei governi europei e nazionali, che si limitano a balbettare qualche lieve protesta, pesano come una complicità. Se chi pretende di esercitare un ruolo morale di difesa della democrazia e della libertà poi applica due pesi e due misure, perde di credibilità ed autorevolezza.

Il nostro territorio ha una storia di difesa dei più deboli: a Villa Emma, durante la guerra, decine di ragazzi ebrei furono protetti e nascosti dalla furia nazista grazie al coraggio di cittadini comuni. Vogliamo oggi noi essere da meno? Il male non accade solo per la malvagità di pochi, ma soprattutto per l’indifferenza dei tanti buoni. Verrà il tempo in cui figli e nipoti ci chiederanno: “Dove eravate mentre tutto questo accadeva?”

C’è chi pensa che ordini del giorno come quello che presenteremo abbiano valore solo simbolico. Noi ricordiamo invece il precedente storico dell’apartheid sudafricano: la pressione dell’opinione pubblica internazionale e i boicottaggi sociali ed economici portarono un regime razzista a cambiare politica. Anche oggi, la pressione civile e politica può fare la differenza.

Per questo, insieme alle altre forze del centrosinistra, presenteremo in Consiglio Comunale un ordine del giorno per denunciare questa tragedia e chiedere misure concrete a sostegno della popolazione civile di Gaza. Invitiamo tutte le persone di buona volontà e con coscienza civile ad appoggiare questa iniziativa, confidando in un sostegno il più ampio possibile all’interno del Consiglio Comunale.

Nonantola 16/09/2025

Arrivando a Nonantola da Modena, dal Ponte di Navicello alla rotonda Gazzate, si nota un'intensa attività di trasformazione del paesaggio rurale. A chi si chiede cosa ne sarà di quel territorio agricolo tipico della pianura emiliana rispondiamo che sono il risultato di due grandi progetti approvati dalla precedente Amministrazione: il nuovo Centro Sportivo del Modena Calcio e il piano urbanistico "Fondo Consolata". Dove prima c'erano campi e alberi, sorgeranno insediamenti commerciali, artigianali, produttivi e una nuova rotonda. E mentre il baricentro urbanistico di Nonantola si sposta progressivamente dal centro storico verso Modena, assistiamo non solo alla cancellazione di aree rurali, ma anche all'aumento dell'impermeabilizzazione del suolo, del traffico automobilistico, dell'inquinamento dell'aria e del consumo di combustibili fossili.

Certo, lo sviluppo economico è importante, e l'ente pubblico potrebbe bilanciare interessi privati e collettivi. Tuttavia, ci si chiede: come vengono autorizzate queste trasformazioni? con quali logiche di sistema? come si relazionano con le linee strategiche del Piano Urbanistico Generale adottato alcuni mesi fa (contenere il consumo di suolo; favorire la rigenerazione urbana; tutelare e valorizzare il territorio urbano e agricolo)?

Siamo fermamente convinti che la programmazione urbanistica debba garantire uno sviluppo del territorio ordinato e sostenibile, tutelando gli interessi collettivi. A nostro avviso, un elemento chiave è la partecipazione attiva dei cittadini e della società civile ai processi decisionali. Con ciò non intendiamo né una delega totale né una rinuncia alla responsabilità di programmazione, ma un'integrazione fondamentale al controllo pubblico. La partecipazione rende i processi decisionali più trasparenti, inclusivi e rispondenti alle reali esigenze del territorio.

Per questo sosteniamo la creazione di un Urban Center a Nonantola. Lo immaginiamo come un punto di riferimento per la partecipazione, e non solo in ambito urbanistico: una vera e propria "casa di vetro" per le politiche urbane, un luogo di incontro e dialogo tra amministrazione, esperti, cittadini e operatori. Non un semplice "contenitore", ma un vero e proprio "motore". Attraverso informazione, facilitazione, formazione e monitoraggio, l'Urban Center trasformerà la partecipazione da mero adempimento burocratico in un processo vivo, capace di influenzare realmente le decisioni. Siamo convinti che ciò porterà a una Nonantola più inclusiva e sostenibile.

Sappiamo che investire in un Urban Center è un impegno per l'Amministrazione comunale, ma i benefici saranno notevoli: maggiore legittimità delle decisioni, progetti urbani di qualità superiore, rafforzamento della coesione sociale e spinta all'innovazione. L'inserimento di questa proposta nel Documento Unico di Programmazione dimostrerebbe un impegno serio e a lungo termine nella promozione della partecipazione e nella costruzione di una città più vivibile e condivisa.

I motivi per ripudiare e condannare il fascismo sono tanti. E a guardarli con onestà, non servono ideologie per capirli: basta conoscere la storia, quella vera.

Quando si parla di fascismo c’è chi ricorda – giustamente – la fine della libertà: la soppressione dei partiti, la censura dei giornali, la polizia politica, l’esilio, il confino, gli omicidi. L’Italia ridotta al silenzio, e chi parlava troppo finiva nei fascicoli dell’OVRA o nelle isole sperdute, a meditare sul concetto di ordine.

Altri non dimenticano l’attacco ai lavoratori: le camere del lavoro incendiate, i sindacati liberi soppressi, le cooperative schiacciate. Il lavoro ridotto a strumento passivo del regime, mentre i grandi industriali e i gerarchi si spartivano il potere.

E poi ci sono le colpe più profonde, che scavano come ferite nella coscienza civile del Paese. La clericalizzazione dello Stato, che ribaltò secoli di laicità per piegarsi ai voleri del Vaticano. La misoginia, che relegò le donne a fattrici per la patria, escludendole dalla vita pubblica. L’omofobia, che perseguitò chi non rientrava nel canone della virilità fascista, trasformando vite private in casi da reprimere.

E come non ricordare la guerra. Mussolini decise di trascinare l’Italia in un conflitto mondiale senza una reale preparazione militare, spinto dall’ambizione di sedere al tavolo dei vincitori accanto alla Germania nazista. Scelse la guerra, non la subì. E quella scelta portò lutti, distruzioni, fame, occupazione, rappresaglie. Intere città italiane furono rase al suolo, centinaia di migliaia di vite spezzate. Di tutto questo il fascismo porta una responsabilità piena e diretta, che non si può ignorare né minimizzare.

Ma il punto più basso arriva con le leggi razziali del 1938. Pensate, scritte e firmate da italiani contro altri italiani, solo perché ebrei. E poi le deportazioni, le consegne agli aguzzini tedeschi. Senza pietà, senza onore.

E come se tutto questo non bastasse, c’è un gesto che da solo basterebbe a definirli per sempre traditori della patria.

Il 30 novembre 1943, Mussolini acconsentì a consegnare alla Germania nazista una parte dell’Italia. Bolzano, Trento, Belluno, Udine, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, Lubiana – tutte annesse agli “Operationszonen” tedesche. Non protestò. Non difese nulla. Scelse il silenzio e l’obbedienza. E così svendette territori che la retorica fascista aveva per anni esaltato come sacri, conquistati col sangue degli italiani durante la Grande Guerra.

E qui bisogna fare una riflessione.

Perché quelle città – Trieste, Trento, il Carso – erano diventate simboli nazionali. Era lì che erano morti a migliaia i nostri nonni e bisnonni, mandati all’assalto di trincee austro-ungariche in condizioni disumane. Era lì che si era combattuta l’“inutile strage”, che poi il fascismo aveva trasformato in mito patriottico. E proprio quelle terre, che il popolo italiano aveva pagato col dolore e col sangue, Mussolini le regalava agli invasori, cancellando con un tratto di penna tutto quel sacrificio.

E mentre il Duce voltava le spalle alla storia e al Paese, gli italiani veri, i patrioti, sceglievano un’altra strada.

Erano i partigiani, i ragazzi di vent’anni, gli ex militari sbandati, i professori, le staffette, i contadini. Italiani che dissero no. Che salirono in montagna per combattere l’invasore tedesco e i suoi servi fascisti, traditori in divisa che parlavano ancora di patria mentre la vendevano al nemico.

Perché di questo si trattò: non una guerra civile tra due visioni del mondo, tra diverse ideologie, ma una guerra tra chi stava con l’Italia e chi l’aveva tradita. Da una parte c’era l’occupante, aiutato da connazionali che facevano da carcerieri e da delatori. Dall’altra c’erano gli italiani che combattevano per un’idea di nazione libera, democratica, indipendente.

Per questo oggi celebriamo la Liberazione, non genericamente la libertà. Perché fu una scelta precisa: quella di liberare il Paese dai traditori e dagli invasori.
E per questo, ancora oggi, chi non si dichiara antifascista non può dirsi davvero italiano. Non dopo tutto questo. Non dopo aver saputo da che parte stavano, davvero, l’onore e la patria.

Comunicato del gruppo consigliare “Futuro 2030” 3 Novembre 20204
Il giorno 1/11/2024, a seguito della pubblicazione di un comunicato firmato dal gruppo consigliare “Futuro 2030”, si è diffusa una polemica in merito a quanto riportato in un passaggio dello stesso, ossia:
“[…] A questo proposito, il gruppo consigliare “Futuro 2030”, dopo un diniego da parte delle forze di Centro Destra presenti in Consiglio Comunale a Nonantola, in occasione del Consiglio Comunale del 31 Ottobre 2024, ha presentato un Ordine del Giorno, rinviato al prossimo consiglio comunale a causa della contrarietà espressa dai gruppi di centrodestra […], per esprimere non solo una condanna per le violenze subite dai due infermieri dell’Ospedale di Baggiovara e per ogni forma di aggressione ai danni del personale sanitario, ma anche solidarietà e vicinanza agli infermieri coinvolti e a tutto il personale dell’Ospedale di Baggiovara, riconoscendo l’impegno e il valore del loro lavoro quotidiano.”
Ci sentiamo, quindi, in dovere di fare chiarezza e spiegare le dinamiche precise.
In seguito all’episodio del 28/10/2024 nell’ospedale di Baggiovara, il gruppo consigliare “Futuro 2030” aveva ritenuto opportuno presentare, in occasione del consiglio comunale del 31/10/2024, un ordine del giorno di solidarietà. Tuttavia, la presentazione degli ODG deve essere avanzata, nei termini previsti, al Presidente del Consiglio, così come sancito dal regolamento e così da poter agevolare la consultazione e la preparazione da parte dei gruppi consigliari.
A questo proposito, il capogruppo di “Fratelli d’Italia” e la capogruppo di “Nonantola al Centro” (ossia gli unici due gruppi consigliari da noi menzionati nel comunicato) in quel particolare contesto e in quella determinata situazione di scarso preavviso mancato da parte nostra, hanno declinato la proposta. Questo è il diniego di cui si parla nel comunicato, certamente non la mancata solidarietà che, siamo certi, sia espressa anche dai colleghi e dalle colleghe del Centro Destra. I consiglieri di “Futuro 2030”, in data 31/10/2024, non avendo ottenuto l’unanime consenso per procedere alla presentazione dell’Ordine del Giorno, non hanno proceduto a depositarlo ufficialmente.
Il nostro gruppo consigliare ha preso, inoltre, atto della comunicazione della Sindaca, in occasione del Consiglio Comunale del 31/10/2024, di rispettare le tempistiche di presentazione degli Ordini del Giorno per agevolare tutti i gruppi consigliari.
Riteniamo, pertanto, opportuno porgere pubblicamente le nostre scuse a Monica Contursi, Antonio Grella e Marzia Marotta per la poca chiarezza risultata da parte nostra e gli equivoci che ne sono derivati. A tutti coloro che leggono questo comunicato, riteniamo doveroso rettificare quanto di involuto comunicato precedentemente.
Nonantola, 3/11/2024
Gruppo Consigliare “Futuro 2030”
Cinzia Vaccari
Giacomo Zavatti


Il 28 ottobre 2024, due infermieri sono stati vittime di una brutale aggressione nel reparto di terapia intensiva cardiologica dell’Ospedale di Baggiovara mentre svolgevano un’attività di routine. L’episodio, che ha sconvolto profondamente tutto il personale, ha riportato l’attenzione sul problema sempre più grave della sicurezza per gli operatori sanitari, dimostrandosi un fenomeno non più circoscritto solo al Pronto Soccorso.

L'aggressione di Baggiovara è l’ultimo di ben 133 episodi recenti di violenza contro il personale sanitario locale. Questi eventi non solo mettono a rischio la sicurezza degli operatori, ma compromettono anche la qualità dell’assistenza fornita ai pazienti, poiché chi è costretto a lavorare in un clima di costante insicurezza fatica a mantenere la serenità necessaria per garantire cure adeguate.

In risposta all’aggressione, le organizzazioni sindacali, il personale e le istituzioni locali hanno espresso solidarietà agli infermieri aggrediti, richiedendo misure urgenti come un rafforzamento delle misure di sicurezza, la presenza di personale di vigilanza e il miglioramento delle condizioni di lavoro in ogni reparto ospedaliero. Questo episodio evidenzia il fatto che i professionisti della salute, impegnati quotidianamente nella cura delle persone, affrontano non solo sfide mediche ma anche situazioni di violenza che minacciano la loro stessa incolumità.

Oltre a rappresentare un problema di sicurezza immediato, la ripetizione di tali episodi evidenzia un problema più ampio e strutturale: il progressivo impoverimento della sanità pubblica, causato dai tagli alle risorse, che limita la possibilità di rinnovare le strutture, aggiornare le attrezzature e garantire adeguate condizioni di lavoro. Questo deterioramento del sistema genera insoddisfazione e frustrazione anche tra i pazienti, aumentando le tensioni verso il personale sanitario.

La recente adozione della legge 113 del 2020, volta a proteggere gli operatori sanitari, rappresenta un primo passo, ma non è sufficiente. Le istituzioni devono impegnarsi in maniera coordinata per fornire risorse adeguate, personale e strumenti per garantire ai professionisti un ambiente di lavoro sicuro e sereno. Sono necessari interventi mirati, come una formazione specifica per la gestione dei conflitti, sistemi di allarme rapido e un potenziamento del supporto psicologico.

Ringraziamo la Sindaca di Nonantola, Tiziana Baccolini, che, durante il Consiglio Comunale del 31 ottobre, ha espresso solidarietà ai due infermieri vittime delle violenze.

A questo proposito, il gruppo consigliare “Futuro 2030”, dopo un diniego da parte delle forze di Centro Destra presenti in Consiglio Comunale a Nonantola, in occasione del Consiglio Comunale del 31 Ottobre 2024, ha presentato un Ordine del Giorno, rinviato al prossimo consiglio comunale a causa della contrarietà espressa dai gruppi di centrodestra, firmato dai gruppi consiglieri dell’area progressista, per esprimere non solo una condanna per le violenze subite dai due infermieri dell’Ospedale di Baggiovara e per ogni forma di aggressione ai danni del personale sanitario, ma anche solidarietà e vicinanza agli infermieri coinvolti e a tutto il personale dell’Ospedale di Baggiovara, riconoscendo l’impegno e il valore del loro lavoro quotidiano. Sarà, poi, necessario promuovere momenti di dialogo e confronto tra studenti, operatori sanitari e medici per discutere temi legati alla sicurezza e al rapporto con i pazienti. Questo dialogo interprofessionale potrebbe non solo migliorare la gestione delle situazioni di conflitto, ma anche rafforzare la consapevolezza e le competenze nella relazione con i pazienti, contribuendo a creare una cultura sanitaria più sicura e collaborativa.

La solidarietà espressa dalla comunità verso gli infermieri aggrediti è significativa e rappresenta una richiesta collettiva di sicurezza e rispetto per chi lavora in prima linea nella sanità pubblica. Tuttavia, affinché questa solidarietà non rimanga un atto isolato, ma si traduca in un reale cambiamento, è fondamentale che le istituzioni intervengano su problemi strutturali e organizzativi, ripristinando un sistema sanitario capace di offrire servizi equi e di qualità. Aumentare i finanziamenti per la sanità pubblica, adeguare gli stipendi del personale sanitario ai livelli degli standard europei, rafforzare la formazione per la gestione dei conflitti e garantire vigilanza e supporto psicologico agli operatori sono passi ormai indispensabili per garantire un futuro più sicuro per tutti, sia per chi offre assistenza sia per chi la riceve.

Nonantola, 1 Novembre 2024
Gruppo Consigliare "Futuro 2030"
Cinzia Vaccari
Giacomo Zavatti

Per scoprire che ci troviamo di fronte a una destra-destra nostalgica e pericolosa non è necessario esumare dalla melma social le deliranti performances di qualche sconosciuto candidato nonantolano di FdI che si esibisce nel saluto romano. Basta vedere quello che succede in Parlamento, dove riforme innaturali per la democrazia parlamentare vengono portate avanti a suon di calci e pugni, non solo in senso figurato, o nelle piazze dove il libero dissenso viene represso a manganellate sulla testa di giovanissimi e pacifici studenti.

Una preoccupazione espressa già prima che il caso di FdI Nonantola venisse alla luce in un comunicato congiunto delle liste Nonantola Progetto 2030 e il Futuro Adesso: a tutti i livelli e in ogni contesto dobbiamo fermare le destre che “mettono in discussione le basi costituzionali e antifasciste della nostra Repubblica”.

Cinzia Vaccari

Il 20 aprile 2024 un'affollata platea di cittadini ha seguito la presentazione della candidata sindaca Cinzia Vaccari sostenuta dalle liste Nonantola Progetto 2030 e Il Futuro Adesso. Dopo la presentazione delle due liste, la sindaca ha presentato la sua "giunta in pectore", ossia la sua squadra di lavoro.

Un sincero ringraziamento va ai numerosissimi cittadini che hanno partecipato all'evento, che danno a tutti noi la forza e le energie per iniziare questo percorso.

Appello congiunto dei gruppi consigliari Nonantola Progetto 2030, Nonantola Libera e Movimento 5 Stelle

Volge al termine una legislatura piuttosto complessa sotto diversi aspetti, sia programmatici che politici, che dovranno essere analizzati, a mente fredda, con grande serenità e allo stesso tempo con grande fermezza.

Avvicinandosi la scadenza elettorale del prossimo giugno, i gruppi consigliari Nonantola Progetto 2030, Nonantola Libera e Movimento 5 Stelle sentono la necessità di aprire la discussione mobilitando e coinvolgendo associazioni, gruppi, circoli, comitati, singoli cittadini interessati al futuro della nostra città per coordinare nuove idee, proposte, percorsi, persone e programmi e dar vita a un progetto politico comune, tutto da costruire. Sentiamo l'esigenza di un cambiamento, di ricostruire relazioni positive sia tra le forze politiche di area progressista sia tra queste e i cittadini, ridando forza al ruolo delle assemblee elettive e spazi a una democrazia effettivamente partecipativa, non dei capi.

Vogliamo dar vita a un percorso, tutto da condividere, collettivo ed unitario, aperto alle forze politiche del campo progressista, che tenga insieme antifascismo, pace, multilateralismo, femminismo, lavoro buono, diritti sociali, diritti civili, ambiente, lotta al cambiamento climatico, partecipazione, laicità, trasparenza.

Come gruppi consigliari ci impegniamo a dare vita ad uno spazio pubblico aperto, democratico ed inclusivo dove si decideranno insieme le modalità di lavoro, i temi e i contenuti. Proponiamo quindi a tutti i soggetti interessati a condividere questo percorso un primo incontro domenica 21 gennaio ore 9,30 in sala Marcello “Mirko” Sighinolfi, vicino al museo civico della Torre dei bolognesi, per cominciare a dare forma e sostanza al progetto e stabilire le tappe del percorso e il modo di lavorare insieme.

Quando la Provincia di Modena, analizzando la documentazione fotografica relativa al progetto del nuovo polo logistico previsto presso il quartiere artigianale delle Gazzate, fra le tante osservazioni avanzate chiedeva al progettista di “produrre foto inserimenti più chiari” perché da quelli allegati “non è possibile comprendere l’entità e la consistenza delle quinte verdi previste dalla Valsat come barriera visiva”, subito non abbiamo colto il motivo di una tale osservazione, che, nel lungo elenco di criticità evidenziate, appariva più come un puntiglio o un eccesso di scrupolo che come un’obiezione di sostanza.

Ma se consideriamo che il “progetto di ampliamento di attività produttiva esistente” di via Leonardo da Vinci prevede la costruzione di due fabbricati, uno da 61 mila mq di superficie, l’altro da 13 mila mq, la ragione di quell’osservazione appare chiara: l’impatto sul paesaggio dei due smisurati parallelepipedi di cemento (altezza 15,50 metri) sarà tutt’altro che nullo come sostengono i progettisti e difficilmente potrà essere mitigato da barriere verdi, fosse anche una foresta.

Per farci un’idea dell’aspetto visivo del fabbricato in questione abbiamo cercato, in Provincia di Modena, un edificio già costruito di tali dimensioni e… non l’abbiamo trovato! Per esempio, il centro commerciale IperCOOP I Portali misura “solo” 26 mila mq; il capannone della CNH Italia all’angolo di via Pico della Mirandola e via Ramelli a Modena misura 27 mila mq; l’ospedale civile di Baggiovara copre un’area di 29 mila mq; il capannone della New Holland in via delle Nazioni misura 36 mila mq; il centro commerciale Grandemilia si estende su 47 mila mq; il più grande capannone della ceramica Marazzi a Sassuolo non arriva a 50 mila mq. Solo la Basilica di S. Pietro a Roma, includendo la piazza e il colonnato del Bernini, con i suoi 66 mila mq complessivi, darebbe un’idea della superficie occupata dal fabbricato che sarà costruito a Nonantola, purtroppo con standard architettonici… nettamente peggiori!

Se la deturpazione del paesaggio alle porte di Nonantola sarà imponente, che dire poi dell’impatto sul traffico della via Nonantolana, già oggi interessata da lunghissimi tempi di percorrenza nelle ore di punta? I progettisti assicurano che il progetto “non incide in modo rilevante sulle condizioni di servizio della rete stradale che rimane pressoché immutata”. A noi sembra irrealistico che un’attività di “distribuzione, logistica e imballaggi” che utilizza un magazzino di quelle dimensioni non abbia effetti significativi su una mobilità già oggi molto critica.

Anche per questa ragione il gruppo consigliare Nonantola Progetto 2030, insieme ai firmatari della “Lettera aperta per uno sviluppo sostenibile del territorio”, chiede al Consiglio comunale di evitare responsabilmente trasformazioni urbanistiche contrarie agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione dell'inquinamento atmosferico, della riduzione del consumo di suolo, della tutela dell'ambiente e della mitigazione del cambiamento climatico.