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Appello congiunto dei gruppi consigliari Nonantola Progetto 2030, Nonantola Libera e Movimento 5 Stelle

Volge al termine una legislatura piuttosto complessa sotto diversi aspetti, sia programmatici che politici, che dovranno essere analizzati, a mente fredda, con grande serenità e allo stesso tempo con grande fermezza.

Avvicinandosi la scadenza elettorale del prossimo giugno, i gruppi consigliari Nonantola Progetto 2030, Nonantola Libera e Movimento 5 Stelle sentono la necessità di aprire la discussione mobilitando e coinvolgendo associazioni, gruppi, circoli, comitati, singoli cittadini interessati al futuro della nostra città per coordinare nuove idee, proposte, percorsi, persone e programmi e dar vita a un progetto politico comune, tutto da costruire. Sentiamo l'esigenza di un cambiamento, di ricostruire relazioni positive sia tra le forze politiche di area progressista sia tra queste e i cittadini, ridando forza al ruolo delle assemblee elettive e spazi a una democrazia effettivamente partecipativa, non dei capi.

Vogliamo dar vita a un percorso, tutto da condividere, collettivo ed unitario, aperto alle forze politiche del campo progressista, che tenga insieme antifascismo, pace, multilateralismo, femminismo, lavoro buono, diritti sociali, diritti civili, ambiente, lotta al cambiamento climatico, partecipazione, laicità, trasparenza.

Come gruppi consigliari ci impegniamo a dare vita ad uno spazio pubblico aperto, democratico ed inclusivo dove si decideranno insieme le modalità di lavoro, i temi e i contenuti. Proponiamo quindi a tutti i soggetti interessati a condividere questo percorso un primo incontro domenica 21 gennaio ore 9,30 in sala Marcello “Mirko” Sighinolfi, vicino al museo civico della Torre dei bolognesi, per cominciare a dare forma e sostanza al progetto e stabilire le tappe del percorso e il modo di lavorare insieme.

Quando la Provincia di Modena, analizzando la documentazione fotografica relativa al progetto del nuovo polo logistico previsto presso il quartiere artigianale delle Gazzate, fra le tante osservazioni avanzate chiedeva al progettista di “produrre foto inserimenti più chiari” perché da quelli allegati “non è possibile comprendere l’entità e la consistenza delle quinte verdi previste dalla Valsat come barriera visiva”, subito non abbiamo colto il motivo di una tale osservazione, che, nel lungo elenco di criticità evidenziate, appariva più come un puntiglio o un eccesso di scrupolo che come un’obiezione di sostanza.

Ma se consideriamo che il “progetto di ampliamento di attività produttiva esistente” di via Leonardo da Vinci prevede la costruzione di due fabbricati, uno da 61 mila mq di superficie, l’altro da 13 mila mq, la ragione di quell’osservazione appare chiara: l’impatto sul paesaggio dei due smisurati parallelepipedi di cemento (altezza 15,50 metri) sarà tutt’altro che nullo come sostengono i progettisti e difficilmente potrà essere mitigato da barriere verdi, fosse anche una foresta.

Per farci un’idea dell’aspetto visivo del fabbricato in questione abbiamo cercato, in Provincia di Modena, un edificio già costruito di tali dimensioni e… non l’abbiamo trovato! Per esempio, il centro commerciale IperCOOP I Portali misura “solo” 26 mila mq; il capannone della CNH Italia all’angolo di via Pico della Mirandola e via Ramelli a Modena misura 27 mila mq; l’ospedale civile di Baggiovara copre un’area di 29 mila mq; il capannone della New Holland in via delle Nazioni misura 36 mila mq; il centro commerciale Grandemilia si estende su 47 mila mq; il più grande capannone della ceramica Marazzi a Sassuolo non arriva a 50 mila mq. Solo la Basilica di S. Pietro a Roma, includendo la piazza e il colonnato del Bernini, con i suoi 66 mila mq complessivi, darebbe un’idea della superficie occupata dal fabbricato che sarà costruito a Nonantola, purtroppo con standard architettonici… nettamente peggiori!

Se la deturpazione del paesaggio alle porte di Nonantola sarà imponente, che dire poi dell’impatto sul traffico della via Nonantolana, già oggi interessata da lunghissimi tempi di percorrenza nelle ore di punta? I progettisti assicurano che il progetto “non incide in modo rilevante sulle condizioni di servizio della rete stradale che rimane pressoché immutata”. A noi sembra irrealistico che un’attività di “distribuzione, logistica e imballaggi” che utilizza un magazzino di quelle dimensioni non abbia effetti significativi su una mobilità già oggi molto critica.

Anche per questa ragione il gruppo consigliare Nonantola Progetto 2030, insieme ai firmatari della “Lettera aperta per uno sviluppo sostenibile del territorio”, chiede al Consiglio comunale di evitare responsabilmente trasformazioni urbanistiche contrarie agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione dell'inquinamento atmosferico, della riduzione del consumo di suolo, della tutela dell'ambiente e della mitigazione del cambiamento climatico.

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Nella Commissione urbanistica dello scorso 28 gennaio, la Sindaca ha affermato che il Consorzio Aree Produttive – ente pubblico di cui il Comune di Nonantola è socio – ha la necessità di rientrare dall’esposizione finanziaria a seguito dell’investimento fatto negli anni 2009 - 2011 per acquisire le aree del PIP Gazzate, esposizione che ammonterebbe a circa 4,2 milioni di euro come ha dichiarato il Direttore del Consorzio nel corso della stessa Commissione. Secondo la Sindaca, tale esposizione giustificherebbe, almeno sul piano finanziario, la cessione delle aree PIP Gazzate alla società O&N, che si è dichiarata interessata ad acquistare in blocco i terreni per realizzare un nuovo polo logistico.

Le dichiarazioni rese in Commissione mostrano, a nostro giudizio, alcune incongruenze rispetto a quanto si legge in una delibera del Consiglio di Amministrazione del Consorzio (14 novembre 2018, oggetto n. 23): in tale delibera si evince infatti che in data 31 marzo 2010 il Consorzio riceveva dai proprietari, “in luogo di esproprio” la quasi totalità delle aree del PIP (132.774 mq), mentre la rimanente parte, consistente in tre lotti (15.139 mq), rimaneva nelle disponibilità dei proprietari con l’impegno del Consorzio, a titolo di indennizzo, a “eseguire le urbanizzazioni relative a tali lotti”. In altre parole, nel 2010 il Consorzio sembrerebbe entrare in possesso del 90% delle aree del PIP Gazzate con il solo impegno di urbanizzare tre lotti privati “nell'ambito delle opere di urbanizzazione dell'intero comparto”, senza quindi esporsi di un solo euro fino al momento della realizzazione del comparto.

Nella stessa delibera il Consorzio modifica il piano finanziario del PIP Gazzate sulla base dell’offerta avanzata dalla società O&N. Quest'ultima si impegnerebbe ad acquistare in blocco sia i terreni acquisiti dal Consorzio per esproprio, sia i tre lotti rimasti ai precedenti proprietari alla cifra complessiva di 7,1 milioni di euro, risolvendo così il decennale problema della mancata realizzazione del comparto. La cifra complessiva sarebbe ripartita in 5,5 milioni per il Consorzio e 1,6 milioni per gli ex-proprietari.

Stando a questi documenti, si delineerebbe un quadro economico molto diverso da quello illustrato in Commissione urbanistica il 28 gennaio scorso: non si tratterebbe quindi della necessità di rientrare da una decennale esposizione finanziaria del Consorzio (l’esposizione è casomai degli espropriati), ma di mettere all'attivo una sorta di plusvalenza da 5,5 milioni di euro per il Consorzio stesso in caso di conclusione positiva dell’affare con la società O&N. Quest’ultima ipotesi, però, richiede l’approvazione da parte del Consiglio comunale della variante urbanistica che elimini i precedenti vincoli e trasformi il PIP Gazzate in polo logistico.

A nostro giudizio manca, in questa proposta, non solo una logica urbanistica coerente con l'obiettivo di sviluppo economico, sociale e ambientale sostenibile, ma anche la necessaria chiarezza sugli aspetti finanziari che la sottendono.

(Gli atti relativi alla variante PIP Gazzate sono disponibili sul sito del SUAP dell'Unione del Sorbara)

L’Art. 53 della legge urbanistica regionale disciplina un procedimento per l’approvazione di opere pubbliche o trasformazioni di insediamenti produttivi, comportanti la localizzazione di opere non previste dal PUG o in variante alla pianificazione territoriale preesistente.

Il procedimento riguarda due tipi di progetti:

  1. opere pubbliche di rilievo regionale, metropolitano, d’area vasta o comunale;
  2. interventi di ampliamento e ristrutturazione di fabbricati adibiti all’esercizio di impresa, o nuove costruzioni in prossimità di attività economiche già insediate.

Sul sito web della Regione Emilia-Romagna c’è una pagina dedicata al monitoraggio degli interventi ex Art. 53, perché è evidente che tale articolo, pur essendo stato classificato dal legislatore fra gli strumenti di pianificazione, può costituire una sorta di “passepartout” rispetto alla pianificazione esistente, perché consente di costruire in deroga alle previsioni di piani urbanistici preesistenti, comportando quindi potenziale consumo di suolo.

Riportiamo qui una sintesi degli interventi ex Art. 53, elaborati sui dati del citato monitoraggio, che comportano impermeabilizzazione di nuovo suolo, eseguiti dal 2018 al 2021 in Regione e in Provincia di Modena, suddivisi per tipologia (opere pubbliche e ampliamenti/ristrutturazione di imprese).

Impermeabilizzazione di nuovo suolo a seguito di interventi ex Art. 53 della legge urbanistica regionale. Valori in mq suddivisi per anno e tipologia di intervento (pubblico o produttivo) in Provincia di Modena e in Regione Emilia-Romagna (fonte: Regione Emilia-Romagna, Monitoraggio art.53 L.R 24/2017).

Questo monitoraggio è utile per capire quali sono le reali dimensioni del polo logistico che l’Amministrazione intende autorizzare presso l’area ex-PIP Gazzate e che si inserisce negli interventi autorizzati attraverso l’Art. 53 della legge urbanistica. Infatti, se confrontiamo la superficie impermeabilizzata dagli insediamenti previsti sul polo logistico (85.000 mq) con quella impermeabilizzata dalle attività produttive negli ultimi quattro anni nell’intera Provincia di Modena (91.040 mq), ci rendiamo conto del reale impatto di questo intervento su una realtà già fragile come quella di Nonantola.

Il 28 gennaio 2022 alle ore 18.30 si è riunita in seduta telematica la Commissione consigliare programmazione ed uso del territorio, ambiente, sviluppo economico e sostenibile, lavori pubblici, patrimonio, mobilità e viabilità del Comune di Nonantola, in cui è stata illustrata una proposta della Giunta per lo sviluppo urbanistico del comparto ex-PIP Gazzate. Erano presenti, oltre ai membri della commissione consigliare Massimo Po, Umberto Belviso, Gianluigi Monari, Alessandro di Bona, Francesco Antonucci e Antonio Platis, la Sindaca Nannetti e gli assessori Bassi e Baccolini, il direttore dell'Area Tecnica del Comune di Nonantola Geom. Gianluigi Masetti, il direttore del Consorzio Aree Produttive Arch. Luca Biancucci, il titolare della ditta NIM Sig. Oriello Fontana, i progettisti incaricati Arch. Giuseppe Gervasi e Arch. Anusca Roncaglia e i consiglieri comunali Stefania Grenzi e Giovanni Serafini.

È emersa l'intenzione della Giunta di modificare una previsione urbanistica del 2011 di realizzazione di un'Area Produttiva Ecologicamente Attrezzata con l'insediamento di un'espansione della ditta NIM-O&N che insisterà su un'area complessiva di 96 mila mq, di cui circa il 70% della superficie sarà dedicato alla logistica su gomma.

Non vediamo, in questa proposta, una logica urbanistica coerente con l'obiettivo di uno sviluppo economico, sociale e ambientale equilibrato e sostenibile per il nostro territorio. Riteniamo altresì inaccettabile uno "sviluppo" basato unicamente sull'attrattività economica del territorio che passi sopra i principi di sostenibilità ambientale, di riduzione delle emissioni, di mobilità sostenibile. Che senso ha usare gli oneri di urbanizzazione per costruire nuove piste ciclabili se poi le strade vengono riempite dai camion e il territorio viene cementificato? Chiediamo pertanto all'Amministrazione comunale di confrontarsi apertamente con cittadini e associazioni su questi progetti così impattanti per Nonantola, organizzando momenti di approfondimento e dibattito prima di assumere decisioni irreversibili.

Potete qui sotto ascoltare la registrazione della seduta della Commissione consigliare.


Documento di convocazione.

Slides della presentazione.

Domenica 7 novembre 2021, presso la Sala dei Giuristi della Partecipanza Agraria di Nonantola, si è tenuta l'Assemblea del Circolo Nonantola Progetto 2030. Un’assemblea molto partecipata e costruttiva, a riprova dell’interesse e del radicamento del nostro gruppo sul territorio di Nonantola.

L’Assemblea si è aperta con la relazione sull’incontro del 28 ottobre u.s. fra le delegazioni di Nonantola Progetto 2030, Partito Democratico e lista Una mano per Nonantola. A tale incontro, organizzato dal PD e UMPN e propedeutico, nelle intenzioni degli organizzatori, all’avvio di un tavolo/laboratorio di confronto politico/programmatico fra le forze progressiste, abbiamo partecipato con spirito costruttivo e aperto, come sempre disponibili a dare un contributo positivo alla discussione.

L’Assemblea ha quindi discusso approfonditamente:

  • le ragioni della crisi politica che si è originata all’interno della maggioranza PD-UMPN, culminata recentemente nella decisione di UMPN di riprendersi libertà di azione politica;
  • le difficoltà nelle quali si trova oggi l’attività amministrativa a Nonantola;
  • i conseguenti ritardi dell’Amministrazione nell’affrontare le questioni importanti per il nostro territorio.

L’Assemblea, all’unanimità, ha infine dato mandato al coordinamento di NP2030 di partecipare al tavolo/laboratorio al quale è stato invitato, portando il proprio contributo costruttivo sia sul piano politico – con l’idea di costruire un’area progressista larga ed inclusiva – che programmatico – partendo dai numerosi problemi aperti e irrisolti del nostro Comune – avendo ben chiara l’esigenza di delineare il cammino che si intende far percorrere al nostro Comune e la meta a cui tendere.

Vorremmo che quel tavolo/laboratorio potesse definire quale paese immaginiamo e quale paese vogliamo costruire per i prossimi 20/30 anni.

Vorremmo che quel tavolo/laboratorio non riproponesse vecchi e logori schemi.

Vorremmo che quel tavolo/laboratorio fosse capace di far salire una tensione politica positiva e producesse uno sforzo culturale in grado di dare vita a quel necessario cambiamento per il nostro paese, che avvertiamo tanto statico quanto percorso da azioni che hanno il senso della provvisorietà e della frammentazione.

Per queste ragioni, nell’approvare la partecipazione al tavolo/laboratorio, l'Assemblea di NP2030 ritiene necessario definire con chiarezza ragioni, finalità e modalità di lavoro del tavolo stesso, che possono essere riassunte nel seguente mandato:

  1. Sul piano politico è importante coinvolgere tutte le forze politiche che si riconoscono nell’area progressista. È necessario quindi ragionare di un progetto politico che abbia un respiro lungo, che risponda sì alle questioni quotidiane, ma che traguardi l’attuale legislatura.
  2. È indispensabile che il tavolo/laboratorio individui in maniera condivisa una serie di azioni concrete e prioritarie per la nostra Amministrazione, da mettere in campo nel breve e nel medio periodo.
  3. Va sciolto il nodo dei rapporti che devono intercorrere tra le funzioni del tavolo/laboratorio, i consiglieri comunali di riferimento e la Giunta in tutte le sue componenti. Ciò per dare senso e concretezza all’azione politica del tavolo e assicurare l’efficacia degli interventi sul territorio.

In altre parole occorre sia ricostruire l’area progressista su basi nuove e proiettarla verso il 2030, che determinare un cambio nell’azione di governo del nostro paese, necessità evidenziata anche da UMPN.

Nonantola Progetto 2030, senza la presunzione di essere indispensabile e di possedere verità indiscutibili, senza essere ultimativa, ma come sempre disponibile all’ascolto delle ragioni di ciascuno dei soggetti partecipanti al tavolo/laboratorio, convinta di poter dare un contributo positivo alla soluzione dei problemi del nostro Comune, sente allo stesso tempo il dovere della chiarezza e della trasparenza: partecipare al tavolo/laboratorio per noi significa lavorare per superare sia le difficoltà sulle questioni di metodo, cioè di rispetto reciproco, di partecipazione, di trasparenza, di rapporti con la Giunta, che su quelle di merito, definendo in modo preciso i problemi concreti da affrontare e le linee di azione per il futuro di Nonantola.

Su questi obiettivi il nostro impegno è e sarà totale ad ogni livello. Il piccolo cabotaggio, il prendere tempo, le discussioni sui massimi sistemi prive di effetti reali per il nostro paese non ci appassionano. Laddove non si evidenziasse la volontà da parte dei soggetti politici partecipanti di ricostruire un fronte progressista capace concludere l'attuale legislatura con un cambio sostanziale nell'azione di governo ed aprire prospettive per la prossima, valuteremo l'opportunità di confermare o meno la nostra presenza al tavolo.

Ringraziamo infine la Partecipanza Agraria di Nonantola per l’ospitalità data alla nostra Assemblea e rileviamo, nel contempo, l’assenza nel nostro Comune di spazi pubblici agibili in cui possa essere svolta democraticamente la partecipazione dei cittadini alla vita politica.

Esprimiamo solidarietà alla CGIL per il vigliacco attacco squadrista alla sede nazionale del sindacato. Nonantola Progetto 2030 rivendica l'antifascismo come elemento costituente della Repubblica Italiana, nata dalla lotta di Resistenza e si rivolge alla Giustizia affinchè sia fatta piena luce sulle responsabilità di questo atto criminale, che ha colpito non solo una sede sindacale, ma anche tutti i cittadini che credono nel valore delle istituzioni democratiche.

Giunti a metà legislatura Nonantola Progetto 2030 fa il punto su diverse questioni che riguardano il nostro paese.

In un documento che stiamo distribuendo casa per casa (che potete anche scaricare qui), troverete le nostre considerazioni e le nostre proposte su:

  • Caserma, palazzo comunale, scuole, piano energetico, piano urbanistico, impianti sportivi, mobilità sostenibile, residenza sanitaria per anziani;
  • La qualità edilizia delle nuove costruzioni
  • Combattere il cambiamento climatico
  • Un ripensamento sul progetto “Fondo Consolata”
  • Alluvione: come contenere i danni
  • Alluvione: la parola al comitato #bastaemergenze
  • Proposte per il potenziamento dei servizi socio-sanitari

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Un anno fa il Consiglio Comunale di Nonantola, su proposta della Giunta, invitò le società immobiliari proprietarie del Fondo Consolata a presentare un nuovo progetto edificatorio per quell’area verde a est di Nonantola, esterna alla tangenziale. Con quella decisione del Consiglio comunale, cui Nonantola Progetto 2030 votò contro, furono inserite nuove aree produttive, oltre a quelle commerciali e ricettive già previste nel precedente progetto, a fronte di un’irrilevante riduzione della superficie territoriale occupata. Poiché a nostro avviso costruire capannoni industriali su un’area di grande qualità ambientale è una distorsione della buona pratica urbanistica, avanzammo quindi una proposta alternativa: eliminare le funzioni produttive dal Fondo Consolata, spostandole in zone meno pregiate del territorio, e vincolare le aree liberate all’uso boschivo o agricolo, all’interno di un progetto “Nonantola città dei boschi” che mettesse in relazione le realtà ambientali presenti sul nostro territorio: il bosco della Partecipanza, quello del Consolata, il parco della Pace, fino all’argine del fiume Panaro.

Ma l’alluvione cambia tutto e persino la nostra proposta di salvaguardia di una porzione del territorio è superata dalla cruda realtà. Infatti, uno studio sul rischio di allagamento del nostro territorio, commissionato dall’Amministrazione comunale, suggerisce che tutte le aree a ridosso del fiume (come il Fondo Consolata) dovranno essere classificate come “aree ad elevata pericolosità idraulica” e quindi non adatte a nuove edificazioni di qualunque natura.

Occorre quindi ripensare completamente il progetto, cancellando ogni previsione urbanistica su queste aree a rischio idraulico, rinunciando a realizzare un intervento oramai superato da ogni punto di vista, non ultimo quello ambientale, riducendo il più possibile il consumo di suolo agricolo e spostando eventuali diritti edificatori residui su altre zone del territorio.