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Covid-19 a Nonantola: alcune proposte

In occasione della conferenza dei capigruppo, da noi fortemente richiesta insieme a quasi tutte le forze politiche rappresentate in consiglio comunale e finalmente convocata solo lo scorso 2 marzo, si è parlato della situazione sanitaria di Nonantola. Peccato per l'assenza dell'AUSL alla quale avremmo chiesto perché di fronte a dati allarmanti da noi segnalati già da settimane non sono stati presi provvedimenti.

Ci è stato riferito che i nuovi casi sono in aumento a causa della maggiore contagiosità delle nuove varianti del virus e dai comportamenti non sempre rispettosi delle regole da parte di alcuni cittadini e quindi, a partire dal prossimo 4 marzo, tutta la provincia di Modena sarà dichiarata zona rossa, con forti limitazioni agli spostamenti, chiusure di attività considerate non essenziali e, soprattutto, lo stop alle attività scolastiche in presenza.

Non ci interessa il primato di aver richiamato l'attenzione delle istituzioni su una situazione che stava andando fuori controllo, ma alcune considerazioni dobbiamo farle. La prima riguarda il ruolo delle istituzioni preposte alle decisioni in materia sanitaria. Regioni e governo stanno decidendo se accettare come valore di incidenza critica quella suggerita dal CTS, ossia 250 nuovi casi settimanali per 100 mila abitanti, superati i quali si andrebbe automaticamente in zona rossa. I dati che abbiamo pubblicato indicano che Nonantola avrebbe superato la soglia critica già il 4 febbraio. Perchè chi raccoglie e gestisce i dati del contagio (leggasi l'AUSL) non ha segnalato il rapido aumento dei casi e il superamento della soglia critica? Perchè la prima azione concreta di contrasto arriva a un mese dai primi campanelli di allarme? Qual è la catena delle decisioni e perchè è così in ritardo rispetto ai segnali? Ci voleva la decisione dei giorni scorsi del Sindaco di Bologna per affrontare l'argomento e sbloccare la situazione?

La seconda riguarda i numeri del contagio. Servono indicazioni chiare e costantemente aggiornate sull'andamento della pandemia. Il bollettino che fornisce l'AUSL, pubblicato quotidianamente anche sul sito web del Comune, non dà una lettura chiara della situazione. Il numero quotidiano dei nuovi casi e delle persone attualmente positive non consente di monitorare l'incidenza del contagio. Serve una raccolta storica dei dati, con dati aggregati per settimana e riferita a una popolazione standard di 100 mila abitanti per poter confrontare la situazione di un comune in rapporto a quelli vicini e ai dati provinciali e regionali. Serve cioè un osservatorio provinciale sui dati del contagio che consenta ai cittadini di farsi un'idea reale della situazione e alle istituzioni di prendere decisioni pronte su basi concrete e aggiornate. AUSL e Provincia avrebbero le competenze e le risorse per farlo: chiediamo che venga istituito subito.

Infine la questione delle misure da adottare e dei controlli. Come siamo arrivati alla zona rossa? Evidentemente il costante richiamo al rispetto delle regole non è bastato. Occorre trovare nuove soluzioni, sia per informare i cittadini, sia per disincentivare i comportamenti scorretti. Pensiamo all'uso dell'allarme telefonico che abbiamo già visto in azione durante le fasi critiche dell'alluvione. Un messaggio chiaro sull'esplosione dei contagi e sui rischi per la salute e per le relazioni sociali potrebbe dare un segnale più efficace di un post sulle reti social destinato a perdersi nel rumore di fondo. Pensiamo anche ad una campagna nelle scuole, visto che le nuove varianti del virus si diffondono più facilmente fra i giovani. Pensiamo anche che ai necessari richiami e sollecitazioni al rispetto delle regole si debbano accompagnare controlli stringenti e, se necessario, sanzionare i trasgressori. Lo si deve anche a chi rispetta le regole e si trova oggi a subire le conseguenze di comportamenti scorretti di una minoranza o a mancati provvedimenti più restrittivi nei confronti di attività aggregative extrascolastiche organizzate o libere.

Oggi con la zona rossa generalizzata siamo tutti più penalizzati, attività commerciali, famiglie che devono riorganizzarsi, mobilità limitata, relazioni sociali fortemente ridotte e, dulcis in fundo, scuole di ogni ordine e grado chiuse, didattica a distanza per chi può, con tutti i limiti che ha la scuola a distanza. Occorre agire affinchè la scuola ritorni in presenza nel più breve tempo possibile, eventualmente anche stringendo sulle aggregazioni fuori dalla scuola.

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