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Remigrazione è solo un sinonimo di deportazione: Futuro 2030 difende la Modena antifascista

“Visioni autoritarie e violente degne del passato”: Futuro 2030 richiama le radici democratiche di Modena e Nonantola contro il raduno delle destre radicali. Un’operazione linguistica ipocrita per mascherare l’odio.

La lista Futuro 2030 condanna senza appello la manifestazione organizzata a Modena da gruppi riconducibili all’estrema destra radicale, tra cui skinheads, CasaPound e realtà affini, tutte espressioni di un medesimo retroterra ideologico xenofobo e razzista.

L’uso del termine “remigrazione” è un maldestro tentativo di mascherare ciò che realmente si intende, cioè deportazione, esclusione e negazione dei diritti fondamentali. Si tratta di un’operazione linguistica ipocrita, che non modifica la sostanza di idee appartenenti ai capitoli più bui e fallimentari della storia europea, ideologie che hanno prodotto solo odio, persecuzioni, guerra e distruzione.

Modena e Nonantola sono città dalle radicate tradizioni antifasciste, civili e democratiche, e rigettano con forza queste provocazioni e queste oscenità ideologiche. Se qualcuno appare fuori dal tempo e fuori dal contesto civile di questa comunità, non sono certo le persone migranti, ma coloro che continuano a riproporre visioni autoritarie, identitarie e violente, degne di un passato che non vogliamo né possiamo riesumare.

Questi gruppi dimenticano, o fingono di dimenticare, la storia centenaria dell’emigrazione italiana. Milioni di nostri connazionali hanno lasciato il Paese perché costretti dalla povertà, dalla mancanza di lavoro e di prospettive. Cercavano all’estero ciò che qui non trovavano, dignità, pane, futuro. Le persone che oggi arrivano in Italia vivono spesso condizioni analoghe, se non peggiori, aggravate da guerre, sfruttamento e instabilità politica, oltre che da responsabilità storiche anche europee e coloniali, i cui effetti sono tuttora evidenti.

Nessuno nega l’esistenza di criticità reali, dalle difficoltà di integrazione alle differenze culturali, dalle tensioni sociali fino ad arrivare a comportamenti criminali, che vanno sempre perseguiti senza ambiguità. È invece caricaturale il racconto che l’estrema destra fa della sinistra, quando sostiene che la sinistra negherebbe i crimini commessi da immigrati o ne darebbe una rappresentazione esclusivamente ideale e agiografica. La realtà è opposta: a sinistra questi problemi sono ben conosciuti e affrontati per ciò che sono, lavorando per risolverli, non per cancellare le persone o trasformarle in capri espiatori. Attribuire tali comportamenti a una presunta diversità antropologica è una semplificazione razzista che esiste solo nelle loro costruzioni ideologiche.

La realtà è un’altra: povertà, precarietà abitativa, mancanza di lavoro e assenza di reti sociali sono le vere cause di degrado e conflitto. Chiunque, lasciato nelle stesse condizioni, darebbe risposte analoghe, indipendentemente dal colore della pelle o dal luogo di nascita.

È paradossale, poi, che a pontificare sul presunto “peso” degli immigrati siano gruppi che sembrano ignorare completamente la realtà del lavoro. Senza i lavoratori stranieri, ampie parti dell’economia italiana sarebbero già ferme, dall’industria alla logistica, dall’edilizia all’agricoltura, fino all’assistenza. Oggi sono una delle colonne portanti del sistema produttivo, spesso impiegati in lavori duri, mal pagati e con orari che molti italiani non accettano più.

Abbiamo scelto di non intervenire pubblicamente prima per evitare di fare da cassa di risonanza a un evento che riteniamo una vergogna per la città di Modena. Oggi ribadiamo con chiarezza che queste posizioni non ci rappresentano, non rappresentano la nostra comunità e non rappresentano il futuro che vogliamo costruire.

Ci auguriamo che queste sigle tornino rapidamente nell’oblio storico e politico da cui sono riemerse e che Modena continui a essere una città aperta, solidale, fondata sul lavoro, sulla convivenza e sul rispetto dei diritti di tutte e tutti.

Gruppo Consigliare Futuro 2030

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