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Pubblichiamo un comunicato stampa congiunto a nome dei gruppi consigliari Nonantola Progetto 2030, Nonantola Libera, Movimento 5 Stelle e Una mano per Nonantola.

A seguito dell’annullamento da parte del TAR dell’Emilia-Romagna della delibera del Consiglio Comunale di Nonantola del dicembre scorso (per insufficienza di motivazioni) che aveva espresso il diniego alla proposta di variante urbanistica più nota come “PIP Gazzate”, lo scorso 11 luglio il Consiglio comunale di Nonantola ha riesaminato la proposta. Ricordiamo che tale variante prevedeva la realizzazione, presso il quartiere Gazzate, di due grandi edifici da 60 mila mq e 15 mila mq a servizio di un'unica attività produttiva fortemente orientata al magazzinaggio e alla movimentazione di merci su gomma. Per la seconda volta, malgrado i tentativi “terroristici” di Forza Italia di far ricadere fantomatiche responsabilità sui consiglieri comunali e nonostante la pervicacia dei sostenitori del progetto, considerato alla stregua di un’opportunità di sviluppo “unica e irripetibile” per il nostro territorio, il Consiglio Comunale ha ribadito il diniego alla variante con un’ampia e trasversale maggioranza di consiglieri comunali (7 contrari, 3 astenuti, 2 non partecipanti al voto e solo 5 favorevoli, fra i quali i due esponenti di Forza Italia).

Sebbene la Sindaca abbia condiviso fin dalla sua nascita la variante PIP Gazzate, radicalmente diversa dalle previsioni del vigente Piano degli Insediamenti Produttivi, progettato per dare risposte alle necessità dell’intero quartiere artigianale bisognoso di adeguamenti e miglioramenti urbanistici e ambientali, il Consiglio comunale ha invece espresso forti perplessità sulla sua reale sostenibilità urbanistica, ambientale, economica e sociale. Il maggior consumo di suolo, l'aumento del traffico e dell'inquinamento dell'aria, l'esaurimento di ogni altra possibilità di espansione delle attività già insediate, la genericità del piano aziendale, l’impattante tipologia degli edifici, l'incompatibilità delle nuove attività con il tessuto produttivo esistente, l'assetto urbanistico complessivo, la viabilità interna al quartiere e la scarsa integrazione del nuovo insediamento con il quartiere esistente sono le motivazioni che hanno portato il Consiglio comunale, per la seconda volta, ad esprimere un voto negativo convinto e solido.

Il Consiglio Comunale ha svolto pienamente il suo ruolo istituzionale di controllo sull’azione amministrativa in rappresentanza dei cittadini, uscendo dall'angolo in cui una riduttiva e discutibile interpretazione della legge sull'elezione diretta del Sindaco, purtroppo maggioritaria anche in questa Amministrazione, lo aveva relegato negli anni, depotenziando le sue funzioni di indirizzo e di collaborazione leale e paritaria con gli altri livelli del Governo locale (Sindaco e Giunta), con il risultato di  impoverire la democrazia locale, la partecipazione alla vita collettiva, il civismo e l'impegno politico. Se sollecitato e coinvolto per tempo, il Consiglio comunale – come ha dimostrato questa vicenda – avrebbe potuto svolgere un’importante funzione propositiva e stimolante per l’organo esecutivo, tutto a beneficio della qualità degli interventi, alla risoluzione dei problemi e a delineare prospettive per il nostro territorio.

Ci chiediamo quindi perché si sia arrivati allo scontro istituzionale, opponendo la superata visione di sviluppo del territorio espansiva e produttivista al non più rinviabile “cambio di paradigma” necessario per non compromettere ulteriormente la qualità della nostra vita e quella delle future generazioni. Non bastano alluvioni, cambiamenti climatici, siccità, desertificazione a convincere anche i governi locali alla necessità di cambiamento del modello di sviluppo e, di conseguenza, delle politiche di governo del territorio?

È una domanda non retorica che poniamo a chi ci governa (non solo a livello locale) e, senza essere presuntuosi, pensiamo che il Consiglio Comunale di Nonantola, votando contro la proposta di variante, abbia dato un piccolo ma importante contributo verso una prospettiva più sostenibile di sviluppo.

Comunicato stampa dei Gruppi consigliari:

Nonantola Progetto 2030

Nonantola Libera

Movimento 5 Stelle

Una mano per Nonantola

A proposito del ricorso al TAR promosso dalle società NIM e O&N per l’annullamento della decisione del Consiglio comunale di Nonantola di respingere l’insediamento di un polo logistico presso il quartiere Gazzate, ribadiamo con fermezza che il Consiglio Comunale ha dimostrato con grande responsabilità la propria autonomia, sancita dalle regole democratiche e dai principi costituzionali, respingendo una variante urbanistica dalle apparenti opportunità di sviluppo, ma che associava al contempo forti rischi e pregiudizi al ridisegno urbanistico di Nonantola.

Ai consiglieri di Forza Italia Platis e Casano (unici favorevoli al progetto promosso dalla Giunta comunale insieme a tre consiglieri PD ed al Sindaco) diciamo che sono assolutamente legittime le aspettative e le azioni di una società privata che chiede spazi per ristrutturare la propria attività, ma ricordiamo loro che nella gestione della cosa pubblica non deve prevalere la legge del più forte e che l’espansione industriale non è sempre e comunque portatrice di sviluppo, ma essa deve essere ponderata con i criteri della sostenibilità ambientale e sociale, oltre che economica. Cosa significa “il no al PIP Gazzate costerà caro” e perché si fa del terrorismo nei confronti di chi democraticamente ha espresso la sua scelta? Noi non abbiamo ancora conoscenza del ricorso al TAR e delle motivazioni addotte dall’azienda, ma che si dia quasi per scontato l’esito del ricorso – sfavorevole all’Amministrazione – fa sorgere qualche dubbio sulle posizioni di Forza Italia. Ricordiamo loro che la legge affida ai Consigli comunali e non alle Conferenze dei servizi (organismi che esprimono un parere di fattibilità tecnica) il compito di assumere, democraticamente, senza vincolo di mandato e con piena libertà di opinione, le decisioni in tema di urbanistica.

Al centro della riflessione che ha portato una maggioranza trasversale in Consiglio comunale a respingere il progetto (11 fra contrari e astenuti, 6 favorevoli) sta proprio la volontà di intervenire sullo sviluppo territoriale abbandonando criteri puramente quantitativi. Il benessere di una comunità è l’insieme armonico di diversi fattori, che includono lavoro stabile, ben retribuito, garantito, servizi di qualità alla cittadinanza (scuola, sanità, trasporti), servizi ecosistemici efficienti (aria, acqua, verde). Per ottenere tutto questo serve un cambio di paradigma, che ponga la sostenibilità e la qualità della vita a fondamento della comunità. Sono motivazioni forti, concrete, evidenti e coerenti con l’idea che abbiamo di sviluppo sostenibile, che prevede il contenimento del consumo di suolo, il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano e del territorio rurale, la riduzione del traffico automobilistico, l’aumento della resilienza e della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione e prevenzione dei rischi ambientali. Il Consiglio comunale di Nonantola, cioè l’organo di rappresentanza e controllo dei cittadini, piaccia o non piaccia, si è liberamente espresso su una questione di sua esclusiva competenza, ben consapevole delle conseguenze delle sue scelte.

Confidiamo nell’azione della magistratura amministrativa nel riaffermare il valore del confronto civile e democratico nella gestione amministrativa e nel governo dei processi territoriali, convinti che il TAR confermerà la legittimità della decisione assunta dal Consiglio comunale.

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Nella seduta del 12 dicembre 2022, il Consiglio Comunale di Nonantola ha dimostrato con grande chiarezza il valore della sovranità popolare respingendo, nel rispetto delle regole democratiche e dei principi costituzionali, una proposta di variante urbanistica dalle apparenti opportunità di sviluppo, ma che associava al contempo forti rischi e pregiudizi al ridisegno urbanistico di Nonantola.

Non vogliamo ripercorrere il percorso accidentato che ha seguito il progetto del polo logistico delle Gazzate, ma certo colpisce che l'Amministrazione non abbia trovato né il tempo né il modo per convocare un'assemblea pubblica e, quando la variante urbanistica viene infine portata in discussione in Consiglio comunale, la proposta sostenuta dalla Giunta viene bocciata in uno dei passaggi più rilevanti della legislatura. Con il voto contrario di Nonantola Progetto 2030, Movimento 5 Stelle, Nonantola Libera, Una mano per Nonantola e l’astensione di quattro consiglieri del Partito Democratico, una maggioranza trasversale dice no ad un’idea di crescita economica e di sviluppo territoriale puramente quantitativa, incurante della qualità del lavoro, di vita e di relazione di una comunità, dei costi ecosistemici derivanti dal consumo di suolo, dalla sua impermeabilizzazione, dall’aumento di traffico e dell’inquinamento. Una prima azione che anticipa gli obiettivi strategici del redigendo Piano Urbanistico Generale, che prevede infatti il contenimento del consumo di suolo, il miglioramento della qualità dell’ambiente urbano e del territorio rurale, l’aumento della resilienza e della capacità di adattamento ai cambiamenti climatici e la riduzione e prevenzione dei rischi ambientali.

Al centro della riflessione che ha portato la maggioranza del Consiglio a respingere il progetto sta proprio la volontà di fermare l’uso incontrollato del territorio ovvero il suo consumo a fini produttivi non chiaramente identificabili, perché se è vero che la libertà di impresa è riconosciuta e garantita, essa deve però confrontarsi con processi di partecipazione e di decisione condivisi e trasparenti fra le istituzioni e le forze sociali. Ricordiamo infatti che la Costituzione all’art. 41 recita: “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Sul piano politico, non è cosa da poco che la Sindaca e la sua Giunta vengano messi in minoranza dal Consiglio comunale su una proposta di tale portata. Ci aspettiamo che chi ci amministra apra al suo interno una seria riflessione e si interroghi su cosa non vada nelle relazioni fra l’organo esecutivo, il Consiglio comunale e i cittadini. Riteniamo che con questo voto si sia evidenziata, ancora una volta, la necessità che si apra una fase politica nuova rivolta a tutta l'area progressista per il governo del nostro paese. Sono tante le questioni in campo ancora irrisolte: bilancio, caserma, palazzo comunale, polo culturale, piano urbanistico generale, Unione del Sorbara, scuola, servizi sociosanitari… Se su questi temi si aprirà una discussione vera, noi ci saremo.

Al Consiglio Comunale va infine il nostro sincero ringraziamento per avere ridato la parola ai cittadini su una scelta così importante per Nonantola e per avere riaffermato il valore del confronto civile e democratico nella gestione amministrativa e nel governo dei processi territoriali.

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In questi giorni la Gazzetta di Modena ha pubblicato dati sulla qualità dell'aria a Nonantola sulla base delle rilevazioni della piattaforma Wiseair recentemente attivata, evidenziando come essa sia pessima in alcune zone e mediocre in altre. A quell'articolo ha risposto, a nome della Giunta comunale, l'Assessora Baccolini che, un po' piccata, parla di scorretta informazione, di allarmismo, di lesione dell'immagine dell'Amministrazione. Noi pensiamo che i dati diffusi semplicemente confermino una situazione già nota da tempo.

Non nascondiamo le nostre perplessità sulla qualità dei dati rilevati da un'infrastruttura privata non correlata a enti e metodologie ufficiali e, alla luce della reazione dell'Assessora, ci domandiamo anche quali finalità la Giunta avesse in mente quando ha organizzato il servizio, ma che la qualità dell'aria nelle nostre città sia pessima non è una sorpresa, ma un dato accertato. Che la pianura Padana, per la conformazione del territorio e per la concentrazione di attività inquinanti, sia una delle aree più inquinate d'Europa è noto da decenni, per cui non ci sorprende una serie di rilevazioni costantemente sopra i limiti di legge, piuttosto ci sconforta l'ennesima conferma. È verificato senza ombra di dubbio che il traffico automobilistico sia una delle fonti principali dell'inquinamento atmosferico e Nonantola non fa eccezione, essendo stata classificata come "zona di superamento hot spot" delle polveri sottili PM10 ed appena sotto i limiti di legge (ma ben lontana dagli obiettivi di qualità) per gli ossidi di azoto NOx sulla base di rilevazioni fatte già nel 2009 (DGR Emilia-Romagna n. 344 del 13/03/2011). E nell'ultimo decennio non abbiamo la sensazione che la situazione sia migliorata.

Nonantola Progetto 2030 ritiene che chi ha il compito istituzionale fare la politica urbanistica e ambientale del nostro territorio si debba preoccupare, più che di salvaguardare "l'immagine dell’Amministrazione Comunale", di fare tutto ciò che sia possibile per realizzare azioni concrete di rientro immediato nei limiti di legge e, per nessun motivo, mettere in campo azioni che potrebbero peggiorare una situazione già compromessa. Ciò si ottiene anche adottando politiche urbanistiche sostenibili per il nostro territorio, coordinando interventi su diversi ambiti. Aumentare il verde e le piantumazioni è necessario e importante, ma è fondamentale spezzare la spirale perversa che sembra autoalimentarsi secondo cui si consuma nuovo territorio per poi piantare qualche albero per compensare la perdita.

Riteniamo pertanto non sostenibili gli insediamenti di grandi attività produttive basate sulla logistica (vedi il progetto di ampliamento da oltre 85 mila mq presso il quartiere artigianale delle Gazzate) o di nuove attività produttive e commerciali fuori dal perimetro della tangenziale (vedi progetto Fondo Consolata di oltre 20 mila mq sulla via Nonantolana all'ingresso ovest di Nonantola), in quanto poli attrattori di nuovo traffico automobilistico e di mezzi pesanti, i cui impatti negativi non potranno certo essere compensati con maggiori piantumazioni o con aiuole nei parcheggi. Questi progetti, fortemente sostenuti dall'Amministrazione comunale, non faranno che peggiorare la situazione esistente, già altamente compromessa come indicato dalle rilevazioni ambientali.

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Quando la Provincia di Modena, analizzando la documentazione fotografica relativa al progetto del nuovo polo logistico previsto presso il quartiere artigianale delle Gazzate, fra le tante osservazioni avanzate chiedeva al progettista di “produrre foto inserimenti più chiari” perché da quelli allegati “non è possibile comprendere l’entità e la consistenza delle quinte verdi previste dalla Valsat come barriera visiva”, subito non abbiamo colto il motivo di una tale osservazione, che, nel lungo elenco di criticità evidenziate, appariva più come un puntiglio o un eccesso di scrupolo che come un’obiezione di sostanza.

Ma se consideriamo che il “progetto di ampliamento di attività produttiva esistente” di via Leonardo da Vinci prevede la costruzione di due fabbricati, uno da 61 mila mq di superficie, l’altro da 13 mila mq, la ragione di quell’osservazione appare chiara: l’impatto sul paesaggio dei due smisurati parallelepipedi di cemento (altezza 15,50 metri) sarà tutt’altro che nullo come sostengono i progettisti e difficilmente potrà essere mitigato da barriere verdi, fosse anche una foresta.

Per farci un’idea dell’aspetto visivo del fabbricato in questione abbiamo cercato, in Provincia di Modena, un edificio già costruito di tali dimensioni e… non l’abbiamo trovato! Per esempio, il centro commerciale IperCOOP I Portali misura “solo” 26 mila mq; il capannone della CNH Italia all’angolo di via Pico della Mirandola e via Ramelli a Modena misura 27 mila mq; l’ospedale civile di Baggiovara copre un’area di 29 mila mq; il capannone della New Holland in via delle Nazioni misura 36 mila mq; il centro commerciale Grandemilia si estende su 47 mila mq; il più grande capannone della ceramica Marazzi a Sassuolo non arriva a 50 mila mq. Solo la Basilica di S. Pietro a Roma, includendo la piazza e il colonnato del Bernini, con i suoi 66 mila mq complessivi, darebbe un’idea della superficie occupata dal fabbricato che sarà costruito a Nonantola, purtroppo con standard architettonici… nettamente peggiori!

Se la deturpazione del paesaggio alle porte di Nonantola sarà imponente, che dire poi dell’impatto sul traffico della via Nonantolana, già oggi interessata da lunghissimi tempi di percorrenza nelle ore di punta? I progettisti assicurano che il progetto “non incide in modo rilevante sulle condizioni di servizio della rete stradale che rimane pressoché immutata”. A noi sembra irrealistico che un’attività di “distribuzione, logistica e imballaggi” che utilizza un magazzino di quelle dimensioni non abbia effetti significativi su una mobilità già oggi molto critica.

Anche per questa ragione il gruppo consigliare Nonantola Progetto 2030, insieme ai firmatari della “Lettera aperta per uno sviluppo sostenibile del territorio”, chiede al Consiglio comunale di evitare responsabilmente trasformazioni urbanistiche contrarie agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione dell'inquinamento atmosferico, della riduzione del consumo di suolo, della tutela dell'ambiente e della mitigazione del cambiamento climatico.

Non comprendiamo bene se l’intervento sulla stampa locale di alcuni consiglieri comunali di Forza Italia sia di autotutela o “terroristico” nei confronti di chi abbia l’intenzione di votare contro la realizzazione del Polo logistico delle Gazzate. Non comprendiamo nemmeno perché Forza Italia offra il suo soccorso a quella parte di PD che appoggia la realizzazione di questo devastante progetto. Ciò che è evidente e sconcertante è il pasticciaccio brutto nel quale la Sindaca ha cacciato il Comune di Nonantola: una gestione insipiente ed arrogante arrivata al punto di tenere sottotraccia procedure e scelte amministrative che solo il provvidenziale intervento da prima di Nonantola Progetto 2030, poi insieme ai gruppi consigliari del Movimento 5 Stelle, Nonantola Libera e Una mano per Nonantola e undici associazioni del territorio, hanno reso trasparente e pubblico.

Ecco alcune domande che abbiamo posto più volte alla Sindaca, rimaste purtroppo senza risposta: perché dal maggio 2018 a oggi, data in cui è iniziata l’interlocuzione fra il proprietario dell’area (il Consorzio Attività Produttive, ente pubblico cui il Comune di Nonantola è socio) e l’investitore privato, l’Amministrazione comunale non ha ritenuto di consultare i cittadini sull’opportunità di realizzare un progetto che avrà un forte impatto sulla mobilità verso Modena e sul consumo di suolo? perché a settembre del 2021 è stato firmato un accordo di prevendita, con versamento di una consistente caparra da parte del privato, senza chiedere al Consiglio comunale un parere preventivo? perché il Consiglio comunale, che si troverà a prendere una decisione su un polo logistico da quasi 150 mila mq (una delle più grandi varianti al piano regolatore dal dopoguerra a oggi) è stato informato del progetto solo a gennaio 2022?

Tranquillizziamo il consigliere Platis ricordandogli che in Italia è ancora in vigore la Costituzione repubblicana, che all’Art. 41 tutela l’iniziativa economica sia pubblica che privata, e sancisce che essa “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. La legge assegna ai consiglieri comunali il compito di indirizzare e coordinare le scelte urbanistiche a fini sociali e ambientali. Va da sé che tale funzione va svolta in piena libertà e trasparenza, senza subire la pressione del ricatto. Il Consiglio comunale non è tenuto a recepire opachi accordi presi fra altri soggetti, a maggior ragione se contrari alle politiche di sostenibilità ambientale. Se c’è un soggetto che dovrebbe dare spiegazioni sulla cattiva gestione di questo progetto, sui maldestri tentativi di forzatura e sulle promesse fatte, questo è la Giunta comunale, presieduta dal Sindaco, non certo il Consiglio comunale, cioè l’organo di rappresentanza e controllo dei cittadini, che nonostante le ripetute richieste, non è ancora stato messo nelle condizioni di potersi esprimere su una questione di sua competenza.

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Nella settimana di Ferragosto abbiamo assistito al dibattito sull’attività a tempo pieno o parziale della Sindaca di Nonantola nell'esercizio delle sue funzioni, dopo che la stessa Sindaca, con un'intervista rilasciata alla Gazzetta e poi sulla sua pagina Facebook, informava i cittadini che avrebbe ripreso la sua funzione di dipendente dell’Amministrazione provinciale. Preannunciava inoltre novità in Giunta ed elencava una serie di problemi che affliggono il nostro paese da almeno 7-8 anni. Mentre rimaniamo in trepidante attesa che con le annunciate novità si trovino soluzioni agli ormai annosi problemi che ci accompagnano da troppo tempo, proviamo ad analizzare a mente fredda le questioni più rilevanti affrontate nell'intervista.

La Sindaca lamentava la strumentalizzazione della sua decisione, trattandosi, a suo dire, di una scelta privata. Ci permettiamo di sottolineare tre aspetti su cui la Sindaca pare sorvolare:

  1. indipendentemente dalle motivazioni, sommare un’ulteriore attività lavorativa, seppur a tempo parziale, alle impegnative funzioni di un sindaco non può non avere conseguenze sul buon funzionamento dell’amministrazione comunale;
  2. una scelta di questa importanza avrebbe dovuto essere comunicata, in prima istanza, al Consiglio comunale (o almeno ai capigruppo) ed eventualmente solo dopo alla stampa; saremo forse “vecchi”, ma noi prendiamo molto seriamente il rispetto delle istituzioni e il ruolo delle assemblee elettive;
  3. se la soluzione dei tanti problemi che abbiamo a Nonantola fosse inversamente proporzionale al tempo che la Sindaca dedica all’amministrazione, forse la Sindaca stessa, la Giunta e la maggioranza PD dovrebbero aprire una seria riflessione su ciò che è accaduto in questi anni.

Nell’intervista poi la Sindaca elenca una serie di problemi irrisolti: il polo logistico delle Gazzate, il grande insediamento commerciale-produttivo del Fondo Consolata, il Piano Urbanistico Generale, la chiusura della stazione dei Carabinieri, i ritardi nei rimborsi per l'alluvione. Si potrebbe continuare elencando ulteriori questioni che la Sindaca sembra aver dimenticato: la ricostruzione del municipio e del polo culturale (una situazione statica da un decennio che trascina nell’impasse tutto il centro storico), una macchina comunale in grande difficoltà, l'assenza di un piano per la mobilità sostenibile, il nodo Navicello, la qualità e il decoro urbano, il Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile e il Clima, la sanità territoriale, i difficili rapporti fra l’Amministrazione e il mondo del volontariato e dello sport, la qualità del sistema educativo, le difficoltà nell’impostare un qualsiasi percorso partecipativo degno di questo nome, ecc… Questo elenco incompleto, da tempo sul tavolo, evidenzia la difficoltà/incapacità di chi ci ha amministrato in questi anni nell'elaborare un disegno chiaro di sviluppo qualitativo del nostro territorio all’interno di una strategia di sistema che consenta di individuare soluzioni adeguate.

Meritano attenzione anche le affermazioni inerenti al tessuto produttivo (“scarso” secondo la Sindaca) e alla qualità dell’occupazione che, a detta della Sindaca, determinerebbe pendolarismo fra Nonantola ed i luoghi di lavoro. Poiché riteniamo che la quantità e la qualità del lavoro e del tessuto produttivo del nostro territorio (non solo comunale) siano temi da affrontare in modo serio ed approfondito e non debbano essere usati in modo strumentale per giustificare scelte urbanistiche sbagliate (polo logistico delle Gazzate), proponiamo che le istituzioni pubbliche si attivino per fare il punto della situazione reale dell’occupazione nell’Unione del Sorbara, organizzando un convegno e un tavolo con le associazioni di categoria e sindacali che si concluda con una relazione al Consiglio comunale.

Ci lascia infine perplessi il via libera, concesso dalla Sindaca ai consiglieri di maggioranza, di esprimere un voto “personale” e “in linea con la propria coscienza”, sulla variante urbanistica necessaria per insediare il polo logistico delle Gazzate. Se ciò significa libertà di esprimere un voto favorevole o contrario al progetto ci pare un’ovvietà: essa dovrebbe valere sempre, visto che è costituzionalmente garantita. Se invece si vuole ridurre a fatto personale e non politico l’eventuale dissenso su una proposta controversa, ma fortemente sostenuta dalla Sindaca, allora il “voto personale” appare più come un escamotage per coprire l'ennesimo sfaldamento della propria maggioranza, finalizzato al mantenimento del “potere” anche in condizioni di minoranza numerica.

Sulle altre questioni sollevate dalla Sindaca nell’intervista, le nostre posizioni sono oramai note: ribadiamo la nostra ferma contrarietà al polo logistico delle Gazzate e al grande insediamento commerciale/produttivo del Fondo Consolata, così come a tutte le trasformazioni urbanistiche contrarie agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione dell'inquinamento atmosferico, della riduzione del consumo di suolo, della tutela dell'ambiente e della mitigazione del cambiamento climatico. Occorre recuperare, sull'area produttiva pubblica dell'ex PIP Gazzate, una visione d’insieme innovativa, che tenga conto dell’alluvione, della qualità urbana e ambientale e della tutela del territorio, ridisegnando quell’area e considerando la possibilità di concentrare ed eventualmente spostare su di essa, rinnovandole, vecchie previsioni urbanistiche divenute oggi inadeguate.

Per questi motivi abbiamo sempre sostenuto l’urgenza di mettere finalmente in campo il nuovo strumento urbanistico (PUG) prima di avviare trasformazioni che, seppure già previste, risultano oggi incoerenti con gli obiettivi di sostenibilità ambientale e di riduzione del consumo di suolo e con le fragilità che il territorio di Nonantola ha evidenziato in questi ultimi anni (dal 2012 si sono succeduti terremoto, trombe d’aria e alluvione). L’ostinazione della Sindaca (che detiene anche la delega all’Urbanistica) ad escludere dal PUG il PIP Gazzate e il Fondo Consolata è per lo meno sconcertante, soprattutto considerando che il nostro territorio vive tuttora gli effetti di un’alluvione “improvvisa” e “inaspettata” che, per molti cittadini, ha costituito un prima e un dopo, creando insicurezza e precarietà economica.

Per quanto riguarda la situazione dei rimborsi post-alluvione, tutti ricordiamo le affermazioni, fatte all’indomani dell’evento dalla Sindaca (e dal Presidente Bonaccini), che i cittadini colpiti avrebbero avuto subito rimborsi al 100%. Dopo un anno e mezzo la situazione reale è ben diversa: oggi solo poche centinaia delle oltre 1.800 domande sono state evase da uno Sportello Alluvione appositamente costituito… con personale precario e inesperto, somministrato da agenzie interinali, caratterizzato da frequente turnover, che ovviamente non aiuta ad accelerare le procedure. Una precarietà come precisa scelta politica, perché pur avendo la possibilità d'assumere personale stabile per oltre 300 mila euro all'anno (magari proprio per potenziare gli uffici che si occupano delle pratiche relative ai rimborsi), la Giunta ha deliberato di dare all’Unione del Sorbara… parte di queste assunzioni!

Precarietà e improvvisazione che sembrano contraddistinguere la capacità decisionale di un’amministrazione, che anche sulla stazione dei Carabinieri non riesce ad elaborare una proposta risolutiva. Su questo tema abbiamo proposto di avviare un ragionamento sulla “Casa dei tre Comuni” di via Provinciale est, un edificio di proprietà pubblica attualmente inutilizzato, per il suo recupero a nuove funzioni, coinvolgendo l’Arma, la Prefettura, i Comuni proprietari e i cittadini per affrontare in maniera efficace e duratura sia il suo recupero a questo fine, sia il tema della ripartizione degli oneri fra i diversi soggetti.

Il nuovo assetto della Giunta, con un Sindaco che rientra parzialmente al lavoro e un neo-assessore che acquisisce nuove deleghe, saranno sufficienti a recuperare l’arretrato accumulato in questi anni e ad uscire dalla precarietà amministrativa e politica che sta impoverendo Nonantola?

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“(…) la caserma può rimanere dove oggi è collocata fino al 31/12/2023 e non vi è da parte dell’Amministrazione ancora alcun progetto di investimento su nuova costruzione”. Era l’agosto del 2018 e così rispondeva la Sindaca, senza nascondere la propria irritazione verso chi osava disturbare il manovratore con futili questioni, a un’interrogazione del consigliere Panzetti. Già a suo tempo (ottobre 2018) avevamo sottolineato che le certezze ostentate, con una buona dose di supponenza, non avevano basi solide e infatti, neanche tre anni dopo, ecco che il quadro rassicurante si scontra con la dura realtà dei fatti: nel giugno del 2021, per effetto di uno sfratto esecutivo, la Stazione dei Carabinieri di via Salvo D’Acquisto cessa la propria attività a Nonantola e viene aperto un front office provvisorio in via Natale Bruni, con funzioni e orari ridotti.

Il tema è tornato alla ribalta dopo la presentazione di un Ordine del giorno nel Consiglio Comunale del 28 luglio scorso da parte di Forza Italia, dove viene evidenziata quanto sia indispensabile e prioritaria la realizzazione di una nuova Stazione dei Carabinieri. L’Ordine del giorno indica due modalità per realizzarla: o direttamente dall’Amministrazione con risorse proprie oppure attraverso un project financing con un partner privato, dopo aver verificato presso la Corte dei Conti l’ammissibilità della spesa, visto che il Comune si sostituirebbe al Ministero degli Interni nella costruzione della Stazione. Tutti i gruppi consigliari hanno espresso voto favorevole, ad esclusione di Nonantola Progetto 2030 che si è astenuta, per il semplice motivo che non risulta chiaro… chi paga.

Nonantola Progetto 2030 è sempre stata favorevole al mantenimento della Stazione dei Carabinieri sul territorio, quindi sono fuori luogo i richiami, più o meno paternalistici, alla collaborazione o all'importanza del tema. Ognuno si assuma le responsabilità delle scelte fatte o non fatte nel corso dell’attuale e della precedente legislatura: non è il primo servizio territoriale che Nonantola perde negli ultimi anni, pensiamo per esempio alla fine che ha fatto il CUP. Nonantola Progetto 2030 riconosce la necessità, per la sicurezza dei cittadini, che il Comune si faccia parte attiva e crei le condizioni affinché le Forze dell'Ordine presenti sul territorio abbiano sedi idonee e luoghi adeguati per svolgere la loro funzione, ma non con assunzioni di impegni – anche di spesa – unilaterali, come si legge nell’Ordine del giorno. Da troppo tempo abbiamo chiesto l’apertura di un tavolo permanente con la Prefettura, l’Amministrazione e il Consiglio Comunale che affrontasse in maniera efficace e duratura sia il problema della collocazione della Stazione, sia quello della ripartizione degli oneri fra i vari soggetti, così da addivenire ad un accordo di programma soddisfacente per tutti. Invece, viene sottoposto al Consiglio Comunale un Ordine del giorno che impegna il Comune ad “avviare uno studio di fattibilità per realizzare direttamente la stazione a proprie spese e/o attraverso un project financing con un costruttore privato, dopo aver verificato l’ammissibilità di questa operazione da parte della Corte dei Conti”! Su questo specifico punto abbiamo espresso la nostra perplessità, anche in considerazione della discussione precedentemente svolta sull’assestamento di bilancio che esprimeva un quadro poco rassicurante per il nostro bilancio comunale!

Tuttavia, a chi ci richiama ad essere “più propositivi”, ecco alcune indicazioni di lavoro: perché non avviare un ragionamento sulla “Casa dei tre Comuni” di via Provinciale est, edificio di proprietà pubblica attualmente inutilizzato che necessita di opere di ristrutturazione, per il suo recupero a nuove funzioni, coinvolgendo l’Arma, la Prefettura, i Comuni proprietari, i cittadini e il Politecnico di Milano che aveva già presentato nel 2019 un interessante progetto di recupero dell’edificio? Molti sarebbero i vantaggi: recupero di un edificio di pregio, nessun consumo di nuovo suolo, valorizzazione delle aree circostanti, utilizzo di tecnologie innovative, possibilità di attirare le risorse statali del programma di rinnovo del patrimonio infrastrutturale dell’Arma, finalizzato alla costruzione di nuove caserme di proprietà e denominato ‘Casa del Carabiniere 2030’.

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Nonantola: presto in Consiglio le varianti urbanistiche per il polo logistico delle Gazzate e il per il centro produttivo/commerciale Fondo Consolata

Nel marzo scorso avevamo chiesto, con una lettera aperta, che l'Amministrazione non procedesse all'insediamento di nuove attività economiche ad elevato impatto ambientale prima della formazione e della discussione del nuovo Piano Urbanistico Generale. Ci riferivamo a due grandi insediamenti urbanistici che a nostro avviso avrebbero provocato pesanti ripercussioni negative per tutta la collettività: il polo logistico delle Gazzate e l'insediamento produttivo/commerciale della Consolata. Il primo, su un'area di 140 mila mq posta a sud di via Zuccola, prevede un grande polo dedicato alla logistica conto terzi su gomma con 70 baie di carico e 1.400 passaggi mensili di camion che si riverseranno sul punto più critico per la mobilità nonantolana. Il secondo interesserà un'area di oltre 90 mila mq posta fra il fiume Panaro e la rotatoria Modena con insediamenti commerciali e produttivi collocati fuori dal perimetro della tangenziale. Entrambe le zone sono state interessate dall'alluvione del dicembre 2020.

Non solo a questa nostra richiesta non è stata data risposta, ma nemmeno si è aperto un dibattito pubblico che coinvolgesse la comunità di Nonantola su scelte così impattanti per il territorio. Con i privati, invece, si è già concluso un accordo di prevendita per i terreni del polo logistico e i due progetti sono in avanzato stadio di definizione. Il Consiglio comunale di Nonantola, finora tenuto ai margini dei processi decisionali, sarà chiamato, nei prossimi mesi, a votare le varianti urbanistiche necessarie alla loro realizzazione.

Va ricordato che il Consiglio comunale di Nonantola, nella seduta del 15 giugno u.s. ha approvato una mozione che impegna l'Amministrazione comunale a fornire, in allegato alle varianti urbanistiche, una stima dei loro “costi nascosti” dovuti alla perdita dei servizi ecosistemici che il suolo impermeabilizzato non è più in gradi di fornire. Un ettaro di terreno agricolo o naturale assorbe infatti circa 90 tonnellate di carbonio, è in grado di drenare 3.750.000 litri d’acqua e, se coltivato, può sfamare 6 persone per un anno. Consumare suolo significa perdere produzioni agricole, produzione di legname, sequestro e stoccaggio del carbonio, qualità degli habitat, impollinazione, regolazione del microclima, rimozione del particolato e dell’ozono, disponibilità di acqua, regolazione del regime idrologico. In altre parole significa perdere ecosistemi che oggi svolgono gratuitamente questo servizio e quindi per noi un costo economico che l'ISPRA (istituto del Ministero per l'Ambiente) valuta in 100 mila euro annui per ettaro perduto: una perdita di 1,3 milioni di euro all'anno per i progetti sopra descritti.

Se al tema del consumo di suolo si aggiunge l'ulteriore criticità evidenziata da ARPAE (agenzia regionale per la prevenzione, l'ambiente e l'energia) che già oggi classifica Nonantola come zona “hotspot” (superamenti dei limiti di legge di PM10 o NOx) per l'inquinamento da polveri sottili, ci rendiamo conto che i due progetti, con la loro mole di traffico aggiuntivo in particolare sulla via Nonantolana (fino al 15% di incremento secondo le stime della Provincia di Modena), non potranno che aggravare una situazione già critica, la nostra, con ulteriori rischi per la salute della nostra comunità.

Per tutte queste ragioni, le associazioni e le liste firmatarie ribadiscono la loro ferma contrarietà alla realizzazione di queste opere e chiedono al Consiglio comunale di evitare responsabilmente trasformazioni urbanistiche contrarie agli obiettivi dello sviluppo sostenibile, della riduzione dell'inquinamento atmosferico, della riduzione del consumo di suolo, della tutela dell'ambiente e della mitigazione del cambiamento climatico.

Le liste civiche firmatarie: Movimento 5 Stelle Nonantola, Nonantola Libera, Nonantola Progetto 2030, Una mano per Nonantola e le associazioni firmatarie: Comitato Ambiente è Salute - Nonantola, Comitato cittadini alluvione Nonantola, Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta Modena, Giunchiglia-11, Iniziativa Nonantolani, Legambiente Nonantola, nanoGAS, Rinascere APS.

La stampa locale in questi giorni è stata letteralmente monopolizzata dalla notizia della chiusura parziale, per almeno sei mesi, del ponte di Sant’Ambrogio che sicuramente avrà pesantissimi contraccolpi sulla mobilità di tutto il territorio circostante Castelfranco. I numeri del traffico veicolare sono davvero ingenti e i tempi richiesti per gli interventi sul ponte sono altrettanto impegnativi, per cui legittimamente i sindaci hanno lamentato il mancato coinvolgimento, da parte di ANAS, nella programmazione dei lavori. Ai sindaci e alla Provincia, si sono poi uniti le associazioni di categoria, le associazioni di tutela dei consumatori, l’Auser e il PD nel manifestare forte preoccupazione per le conseguenze che graveranno sull’intera popolazione, visto l’accentramento di molti servizi su Modena, compresi quelli emergenziali.

Comprendiamo e condividiamo le rimostranze per la cattiva abitudine di ANAS (purtroppo non sola!) di agire senza relazionarsi con le comunità locali, mostrando anche scarso rispetto delle istituzioni e, altrettanto, condividiamo l’allarme per la situazione che si determinerà per diversi mesi, ma vogliamo anche aggiungere una considerazione che non è ancora emersa nel dibattito pubblico: come e quando saranno avviati gli altrettanto urgenti processi virtuosi di mobilità alternativa al traffico veicolare su gomma, di decarbonizzazione, di lotta all’inquinamento da polveri sottili, di mobilità sostenibile che potrebbero, oltre a contribuire a fermare il cambiamento climatico, mitigare i disagi nel momento in cui venga interrotta l’“ordinaria” circolazione su strada?

A proposito di “ad maiora, semper”, se davvero si vuole uscire da una situazione oggettivamente difficile e compromessa per dedicarsi a cose più grandi, anche i nostri comuni dovrebbero mettere in campo azioni innovative ed efficaci per favorire la transizione energetica, attingendo ai fondi del PNRR e a quelli complementari, e trasformare la chiusura temporanea del ponte di Sant’Ambrogio in occasione per avviare un gioco di squadra avanzato che punti a rivedere la pianificazione della mobilità territoriale insieme alla città di Modena, al Distretto del Sorbara, alla Provincia, alla Regione, all’Agenzia per la Mobilità di Modena e a Trenitalia verso la riduzione netta e permanente del traffico veicolare privato a favore di quello pubblico e sostenibile.

Nonantola Progetto 2030 ritiene che la politica non debba utilizzare le sempre più frequenti crisi (ambientali, economiche, sociali) per incanalare rabbia e disagio verso soluzioni di comodo al solo scopo di accrescere il peso elettorale, o peggio, per organizzare il consenso attorno ai leader, ma deve cambiare, in meglio, lo stato presente delle cose. La crisi ambientale è diventata, oggi, il problema da risolvere. Tutti noi sentiamo il compito di fornire soluzioni concrete ed immediate, per cui avanziamo alcune proposte:

  1. Se la Germania ha già deciso di favorire il trasporto pubblico, offrendo ai cittadini l’uso sostanzialmente gratuito dei mezzi, perché non sperimentare, nei sei mesi di durata dei lavori, per poi eventualmente consolidarla in maniera definitiva, una politica tariffaria agevolata per la tratta ferroviaria Castelfranco - Modena e viceversa, correlando i percorsi stazione ferroviaria/lavoro con adeguati percorsi ciclabili?
  2. Dovendo intervenire sul ponte, perché non pianificare da subito interventi per favorire la mobilità ciclabile verso Modena?
  3. Perché non progettare, insieme ad ANAS e Provincia, percorsi agevolati e riservati al trasporto pubblico e, insieme ai gestori, mettere in campo politiche tariffarie “concorrenziali”, in termini di costi e tempi, con il trasporto individuale?

Il tempo di agire è ora. Cogliamo quest’occasione per ragionare a tutto campo di mobilità e di percorsi casa-scuola-lavoro divenuti insostenibili già da decenni. Non servono soluzioni temporanee per poi tornare al solito vecchio modello (quello delle bretelle Campogalliano-Sassuolo, della Cispadana e dei poli logistici, per essere chiari), occorre affrontare il problema della decarbonizzazione alla radice.